
Quando l’uomo guardava al cielo.
di Tatiana Melaragni
Ci troviamo nel IV millennio a.C. in quel periodo che la storia e l’antropologia ufficiale chiama età Neolitica.
Un periodo storico ed antropologico in cui ancora abbiamo tante perplessità su quanto l’uomo possa essere stato evoluto e stato in grado di poter vivere tranquillamente, ricavando e producendo cibo per il sostentamento. Ma allo stesso tempo si rapporta con l’astronomia, molto più di quanto facciamo oggi giorno noi (che siamo stati anche sulla LUNA).
3000 a.c. siamo tra la valle del Paglia (affluente del Tevere) e media valle del Fiora, un territorio molto vasto caratterizzato per lo più da una serie di Monti e fiumiciattoli, dove buona parte del terreno è di origine e consistenza tufacea e che ancora presenta le caratteristiche di antichi vulcani, che fino a 200.000 anni fa eruttavano creando quello che oggi è il paesaggio presente tra il Lazio Settentrionale e la Toscana Meridionale.
Dal mare Mediterraneo giungono popolazioni che hanno appreso la scienza dell’agricoltura e dell’allevamento degli animali portando così ad un passaggio notevole dal periodo Neolitico a quello Eneolitico- Calcolitico (età della Nuova Pietra) con l’avvento anche dell’uso de41i mtai7 e la produzione di strumenti.
Stiamo parlando delle prime comunità agricole che sfruttando il potenziale della terra e della natura, generano le prime fonti di cibo elaborato geneticamente.
Già a partire dall’VIII millennio le comunità neolitiche del Vicino Oriente coltivavano cereali di notevole varietà, quindi parliamo di cereali quali orzo, grano, segale; e legumi quali fave, piselli, lenticchie e ceci.
Tutti questi prodotti alimentari erano stati il risultato di innesti tra varie piante e semi che hanno poi dato risultati ottimi quali combinazioni genetiche al fine di produrre alimenti aldilà della quantità che si poteva trovare in natura. Ma mentre nel Vicino Oriente l’evoluzione dell’agricoltura e con essa, l’allevamento degli animali, resisterà poco e limitato in una cerchia ristretta di territorio, in Europa avrà la sua massima espansione.
Ci troviamo a vivere il primo caso di Globalizzazione e di Grande Economia nella Storia dell’Uomo. Molte delle popolazioni saranno infatti costrette a lasciare i territori caldi ed ormai divenuti aridi, per poter raggiungere terre molto più favorevoli all’agricoltura. Avviene così il grande ESODO, attraverso il quale gli spostamenti per via mare sono la unica via di uscita.
Gruppi di uomini partirono portando con sé il bagaglio Agro- pastorale e giunsero nelle coste dell’Europa centrale e occidentale.
Il mar Mediterraneo è divenuto un confine ormai oltrepassabile, da superare al fine di poter trovare terre ricche di materiali e metalli utili per creare Utensili, sfruttabili nella quotidianità.
Nonostante l’avanzamento e l’ondata da parte di queste popolazioni possa sembrare rapida, molti dei viaggi sono avvenuti durante un lungo tempo, portando la Neolitizzazione in Europa continentale e mediterranea verso il IV millennio, rispetto il Vicino Oriente.
Molte delle tecniche dell’agricoltura erano già conosciute in Europa ma ad esse vennero ad aggiungersi dal mare, altre forme per essere applicate al fine di migliorare l’attività Agro-Pastorale. Ancora L’Archeologia ufficiale fa fatica a comprendere la provenienza di questi popoli e ancora più difficile è il percorso che hanno compiuto, poiché molti dei ritrovamenti (in particolare manufatti in ceramica) sono apparsi in area Balcani e anche lungo la valle del Danubio. Le datazioni attraverso C14 su tali manufatti hanno confermato circa 6500 a.C. La ceramica, considerata uno degli indicatori più autentici, sembra comparire in Europa Occidentale e in Italia intorno il IV millennio. Il che fa supporre che il Nomadismo (se così possiamo chiamarlo) si estese dall’Europa Orientale verso l’Europa Centrale. La Ceramica così detta Cardiale (decorata con le conchiglie a pressione- Cardium Edule) si diffonde per tutta l’area adriatica fino a giunger nel territorio Iberico. A seguito verrà sostituito con la ceramica a fiasco e poi campaniforme (tipica dell’area del Rinaldone- Lazio Settentrionale).
Nuovi studi hanno rilevato che molta della ceramica Cardiale o Impressa è stata trovata in Anatolia e che la datazione era molto più antica (circa 8500 a.C.). Sono nuovi dati che confermano il passaggio commerciale della ceramica dall’area Sud Orientale all’area Nord Orientale.
L’Italia vede protagonista un nuovo insediamento da parte di popoli molto più evoluti nell’attività dell’agricoltura e dell’allevamento degli animali e l’uso della ceramica conferma la necessità di usare contenitori per poter trasportare i prodotti agricoli ma anche per lavorarli e consumarli.
Tra il 3500 e il 2200 a.C. il Lazio settentrionale e la Toscana Meridionale vedono il fenomeno di una Cultura o Facies in cui nuovi abitanti (venuti dal mare) si insediano per trovare un territorio più lavorabile e favorevole alle loro esigenze agro-alimentari.
Giungono dall’Argentario gruppi di uomini che puntano fondamentalmente il territorio, un territorio che dà loro un terreno completamente diverso da quello che hanno trovato nei luoghi di origine.
La differenza sta soprattutto nel riconoscere a queste popolazioni, la capacità di insediarsi, di sfruttare le risorse e di portare con sé le tradizioni culturali, cosa che dal IV al I millennio a.C. in Europa, non troveranno.
In Italia parliamo di Facies del Rinaldone (concentrato in particolare nell’Italia Centrale).
Il nome “Rinaldone” fu dato grazie le prime scoperte avvenute tra l’ultima metà dell800 e i primi del 900 avvenute in località Zepponami (frazione di Montefiascone), nel territorio di Rinaldone. Si trattava di una sepoltura particolare, chiamata a Grotticella. Stiamo parlando, probabilmente delle prime strutture Ipogee della storia dell’uomo, attraverso il quale poteva usare o semplici cavità naturali o realizzare dei veri ambienti. In quest’ultimo caso il passaggio è notevole perché le tombe a Grotticella o a Forno sono la manifestazione di lavori manuali precisi al fine di realizzare degli ambienti più rifiniti.
Non dimentichiamo che in base alle aree italiane, le popolazioni si distinguono in: popoli del Remedello (Italia settentrionale), Rinaldone (Italia centrale), Gaudo (Italia meridionale nel territorio campano).

I corredi rinvenuti (es Tomba della Vedova a Ponte San Pietro- Ischia di Castro VT) ed oggi conservati al Museo Pigorini di Roma, sono oggetti legati soprattutto all’attività dell’agricoltura e dell’allevamento; cuspidi, vaso a fiasco, e armi in rame sono la dimostrazione che anche i metalli sono legati all’utilità.
La zona elencata, l’area di Montefiascone, ma anche parte della media valle del Fiora sono ottimi giacimenti di rame da estrapolare e da usare per realizzare strumenti per la caccia ma anche per pulire le stesse carni.
Attraverso i caratteri genetici registrati nel DNA in base anche alla collocazione geografica, potremmo riassumere così l’evoluzione: – CULTURA-MIGRAZIONISMO (Oriente) – DIFFUSIONISMO-INSEDIAMENTO.
Da qui non possiamo assolutamente parlare di Civiltà eneolitiche dell’Italia, ma semplicemente Cultura o Facies.
Tra l’altro è importante evidenziare anche la differenza che c’è tra età Neolitica ed età Eneolitica o Calcolitica o del Rame. Nel periodo Neolitico si parla di un’economia basata sulla produzione del cibo, attraverso l’agricoltura e l’allevamento, ciò non esclude che in parallelo c’era chi ancora portava avanti la raccolta e la caccia. Questi assumono ancora un ruolo troppo importante e significativo per la stessa comunità. Si vanno poi da aggiungere l’uso di ceramica e prodotti artigianali che porteranno alle prime fasi del commercio. L’età Eneolitica (del Rame) avrà un ruolo quasi diverso per via dell’introduzione della metallurgia e quindi, l’uso di metalli prelevati in loco. Uno di questi è il rame. Questi nuovi abitanti dell’Europa portarono con sé, e con accentuato orgoglio, la propria religione concetto di “Sacro” attraverso Megaliti e altre strutture che identificavano la loro consuetudine di ritualità.
Man mano che l’archeologia si è rapportata con altre discipline, diversi studiosi hanno compreso che alcune delle più semplici strutture di età eneolitica erano in realtà strutture molto più complesse.
Attraverso l’Archeo-Astronomia (disciplina in voga da circa 10 anni), si è potuto riscontrare che curiosi massi disposti quasi sempre ad Arco, avevano una funzione molto più tecnica di quello che fino ad ora si è potuto pensare. Veri e propri Osservatori Astronomici con la funzione di indicatori del movimento solare e lunare assunsero un ruolo fondamentale, legato all’agricoltura (semina e raccolta).
Conseguenzialmente questi imponenti strutture di materiale locale e lavorate, divennero segno indelebile della natura quale componente “sacra”, in rappresentanza della vera divinità la Madre Terra; colei che genera vita ma che mette a disposizione i suoi frutti e materie prime per il sostentamento.
Quindi viene da domandare: Questi siti erano prima luoghi realizzati a scopo astronomico e poi diventati sacri, o viceversa furono realizzati come aree sacre per poi diventare strumenti astronomici?
Lo capiremo man mano che analizzeremo i vari siti, molti dei quali saranno non soltanto “Puntatori” ma anche dei demarcatori che si concentreranno in una vasta area delimitata dalla Griglia Geodesica.

POSSIBILE INSERIMENTO A PAG 2 DOPO: “MODUS VIVENDI”
Questo popolo portò con sé la “scienza” dell’agricoltura e dell’allevamento degli animali, segnando così un passaggio importante dal periodo Neolitico a quello Eneolitico- Calcolitico (età della Nuova Pietra). Furono le prime comunità agricole che, sfruttando il potenziale della terra generarono le prime fonti di cibo elaborato geneticamente. Pensate che nel vicino Oriente, già a partire dall’VIII millennio le comunità neolitiche coltivavano diverse varietà di cereali, quali orzo, grano, segale, ma anche legumi: fave, piselli, lenticchie e ceci.
Tutti questi prodotti erano il frutto di innesti tra varie piante e semi, che hanno poi dato risultati ottimi quali combinazioni genetiche, al fine di produrre quantità di alimenti ben oltre quello che si poteva trovare in natura. Tuttavia, nel Vicino Oriente l’evoluzione dell’agricoltura e dell’allevamento degli animali resisterà poco, in Europa invece avrà la sua massima espansione.
Ci si trova a vivere così il primo caso di Globalizzazione e di Grande Economia nella Storia dell’Uomo. Molte popolazioni infatti, saranno costrette a lasciare i territori caldi ed ormai divenuti aridi, per poter raggiungere terre più favorevoli all’agricoltura. Avviene così il grande ESODO, attraverso il quale gli spostamenti per via mare sono la unica via di uscita.
(Su questo argomento è in preparazione un libro)
Tatiana Melaragni